Rogito Prima Casa: quali sono i costi dell’atto notarile?

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Per gli italiani acquistare casa è un’aspirazione importante, un obiettivo da inseguire e raggiungere e che, spesso, è il coronamento di un progetto individuale o familiare. Certamente, i costi di un’operazione immobiliare del genere potrebbero essere più o meno elevati, a seconda di fattori oggettivi (andamento del mercato) e soggettivi (disponibilità economica).

Le spese notarili finiscono per giocare un ruolo non proprio marginale nel costo complessivo dell’investimento. Avere la possibilità di risparmiare qualcosa su questi costi potrebbe sicuramente essere utile ma come accertarsi di pagare un prezzo equo per il rogito notarile? Potresti, ad esempio, utilizzare piattaforme web come www.prezzinotaio.it che ti offrono la possibilità di chiedere un preventivo di notai che operano nella tua città. La piattaforma si impegna a garantire risposte in tempi brevi.

Del resto, l’acquisto della casa è, spesso, soltanto il primo passo di un percorso che prevede, comunque, altre spese considerevoli, come ad esempio l’arredamento e gli elettrodomestici. Pertanto, la prospettiva di riuscire a risparmiare qualcosa sui costi notarili, scegliendo un notaio economico e approfittando degli incentivi offerti dallo Stato, è certamente allettante ed interessante. Andiamo, dunque, a vedere quanto costa, in termini di spese notarili, l’acquisto di una prima casa.

Quali spese vanno pagate al notaio?

Cominciamo subito col chiarire che il notaio elaborerà un preventivo che include sia l’onorario sia le tasse. Per quanto concerne l’onorario, il notaio è assolutamente libero di scegliere il prezzo da proporre, anche perché da tempo ormai in Italia non esistono più i tariffari notarili. Del resto, i notai sono considerati liberi professionisti e, sebbene tenuti al rispetto del codice deontologico e delle disposizioni statali, non devono sottostare ad alcun vincolo in materia di prezzi delle consulenze.

Tra l’altro, le variabili che possono entrare in gioco nell’iter che porterà alla stesura del rogito notarile sono talmente tante che sarebbe molto difficile, a priori, stabilire un prezzo che possa essere sempre valido. C’è, dunque, sempre più la tendenza ad analizzare dettagliatamente ogni singola richiesta, raccogliendo tutte le informazioni necessarie per poi giungere all’elaborazione del preventivo.

Non c’è da sorprendersi dell’eventualità di ritrovarsi con preventivi anche molto differenti tra loro. Del resto, a seconda del contesto urbano in cui si trova lo studio ma anche dell’esperienza e della reputazione del notaio, gli onorari potrebbero essere soggetti ad oscillazioni verso l’alto o verso il basso.

Questa è, però, solo una parte delle spese che chi acquista la prima casa deve versare in sede di rogito. In quanto sostituto d’imposta, infatti, il notaio riscuote anche le tasse che il cittadino deve pagare sull’operazione immobiliare che si appresta a concludere.

Chiaramente, si tratta di soldi che non verranno intascati dal notaio. Anzi, il pubblico ufficiale si assume l’onere di versare allo Stato le tasse pagate dai cittadini. La presenza del notaio è una garanzia non soltanto per l’operazione immobiliare in sé ma anche per le questioni fiscali. Eventuali inadempienze verrebbero contestate dallo Stato non al cittadino bensì al notaio stesso.

Sotto il profilo delle imposte, la normativa italiana riconosce delle agevolazioni importanti ai cittadini che si apprestano ad acquistare la loro prima casa. Cominciamo innanzitutto col chiarire che, in caso di acquisto di un’abitazione, il cittadino è tenuto al versamento di tre imposte:

  • Imposta di registro;
  • Imposta ipotecaria;
  • Imposta catastale.

L’ammontare delle imposte può variare a seconda che il venditore dell’immobile sia un privato (o impresa esente da IVA) o un costruttore tenuto ad addebitare l’IVA. Nel primo caso, l’acquirente paga l’imposta di registro del 2% nonché un’imposta ipotecaria di 50 euro e un’imposta catastale di 50 euro. Il 2% dell’imposta di registro, su richiesta dell’acquirente, potrebbe essere calcolato non sulla base del prezzo di acquisto dell’immobile ma sulla base del prezzo valore, vale a dire sul valore catastale dell’immobile, ottenuto moltiplicando la rendita catastale, con una rivalutata del 5%, per il coefficiente 110.

Il sistema del prezzo-valore non può, invece, essere utilizzato per le vendite soggette a IVA. In questo caso, l’acquirente è tenuto a versare l’IVA al 4%, calcolata in base al prezzo di compravendita dell’immobile, nonché imposta di registro, ipotecaria e catastale, ognuna dell’ammontare di 200 euro.

Affinché il cittadino possa usufruire delle agevolazioni prima casa, però, è necessario rispettare alcuni requisiti importanti. In primis, bisogna guardare alla categoria catastale dell’immobile. Gli immobili che, ad esempio, rientrano nelle categoria catastali A1, A8 e A9 sono esclusi dalle agevolazioni, in quanto fanno capo ad edifici di lusso (ville, abitazioni signorili, castelli etc.). Anche le pertinenze collegate all’immobile possono rientrare nelle agevolazioni (ad esempio tettoie o garage).

Lo Stato intende, per giunta, accertarsi che chi acquista una prima casa sia disposto a trasferire la propria residenza in quell’immobile. A tale scopo, ci sono 18 mesi di tempo, a partire dalla data d’acquisto, per effettuare il trasferimento della residenza presso la prima casa.

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