Public Design Festival è ideato e realizzato da Esterni, un’impresa culturale milanese che dal 1995, sviluppa interventi, progetti culturali e di comunicazione negli spazi pubblici delle città. Fino al 17 aprile torna l’edizione 2011 per customizzare una Milano grigia, per rendere artisticamente vivo uno spazio sotto gli occhi di tutti ma spesso dimenticato.
Come ad esempio il cavalcavia Bussa, dietro la stazione Garibaldi, con un ampio spazio sopraelevato riservato alle automobili e poco utilizzato. Oppure il Piazzale Cadorna, che è uno spazio attraversato, ma non vissuto. E ancora: Cascina Cuccagna, cascina agricola del ‘700 tra porta Romana e Piazzale Lodi, ma anche megastrutture moderne come il Rubattino, il sottoponte tangenziale est, oltre 14.000 mq di spazio pubblico coperto non utilizzato, da reinventare.
Siano abituati a concepire il design come un bell’oggetto in bella mostra in uno spazio esposito o un angolo particolarmente attraente della nostra casa, ma non ci accorgiamo ch il design si mette a disposizione anche della quotidianità delle città, ogni giorno più caotiche e difficili per le milioni di persone che faticosamente le vivono. Un senso di oppressione che può essere sedato da progetti come il Public Design Festival.
Come è possibile rendere più accogliente, bello e funzionale l’ambiente urbano che ci circonda? Come può la progettazione – la disciplina del design – modificare e migliorare il rapporto tra le persone e gli spazi che le circondano? Pensare pubblico, è forse questo l’unico salvagente per sopravvivere nella società contemporanea. E’ a questo che mira il Public Design Festival e nello sguardo incuriosito dei passanti, nella folla che inizia ad accalcarsi c’è la prova che tutto ciò è prezioso.
Di riflesso il design pubblico, fatto per la strada e per la gente comune vuol dire condividere pensieri e idee, scambiare opinioni, aprirsi mentalmente al dialogo, confrontarsi, informarsi, sviluppare progetti e collaborazioni. Conoscersi e conoscere la propria città, i vicini, i dirimpettai, le piazzette, i vicoli e gli angoli nascosti. Vivere la città e non attraversarla soltanto, immaginarsi come potrebbe essere e provare a riprogettarla in maniera consapevole.