Con il padiglione progettato da David Knafo, ispirato alle tecniche di produzione agricola del paese, Israele partecipa all‘Expo 2015 interpretando perfettamente il tema della futura edizione: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.
Il coraggioso obiettivo di quest’architettura avveniristica punta ad evidenziare l’immagine del Paese per la sue risorse culturali e territoriali. Knafo, sotto la cura del Commissario Elzan Cohen, leader del progetto, vuole mostrare al mondo intero l’anima più autentica della sua terra, attraverso un segno moderno ed essenziale che racconti le innovazioni di Israele in campo tecnologico, agricolo ed ambientale.
Il progetto risponde in pieno ai canoni dell’architettura israeliana, mai fine a se stessa, ma sempre ben consapevole del ruolo sociale che incarna, riconoscendo nell’atto del costruire la possibilità reale di intervenire, in termini di miglioramento, sulla qualità della vita.
In quest’ottica nasce il concept progettuale del padiglione che interpreta sapientemente il principio per cui, le esposizioni universali non sono soltanto un’occasione per mettere in vetrina le peculiarità della propria nazione, ma soprattutto la preziosa opportunità di stimolare un dibattito globale e proficuo, intorno alle problematiche ambientali e alimentari, che da ogni area geografica reclamano con urgenza soluzioni concrete e durature.
L’involucro architettonico e il suo contenuto condivideranno perciò con il pubblico dell’Expo, le soluzioni raggiunte in ambito agricolo attraverso la ricerca applicata e il potenziamento tecnologico. E’ proprio lo spirito di condivisione, a motivare le scelte progettuali e di comunicazione del padiglione, che ripone la sua fiducia nelle ricche opportunità generate dalla sinergia e dal confronto delle competenze.
Non a caso, nella distribuzione dei lotti, il padiglione israeliano si aggiudica un’area di ben 2400 metri quadrati, in prossimità dell’intersezione tra cardo e decumano, proprio a fianco del padiglione Italia, sancendo così la volontà di rafforzare il legame già esistente tra le due nazioni.
I campi di domani, raccontati attraverso le terre dell’oggi, sono infatti un viaggio per l’intera umanità verso un futuro aperto alla crescita e allo sviluppo, che passa necessariamente per l’innovazione in grado di potenziare le risorse disponibili.
L’imponente accesso al padiglione, descrive in maniera immediata il suo contenuto. Una parete lunga 70 metri per 12 di altezza, interamente ricoperta di piante, accoglie il visitatore mostrando le varietà vegetali di una terra, da sempre alle prese con le difficoltà di un suolo arido. Fioriture, colori e densità varieranno seguendo il naturale ciclo di esposizione alle condizioni climatiche, nei sei mesi di durata dell’Expo. La parete che diventa cangiante, attraversando il passaggio da una stagione all’altra, è l’evidente metafora della capacità di adattamento, in cui la volontà vince sulla rassegnazione.
Da qui si farà ingresso nelle quattro successive aree in cui è organizzato il padiglione, iniziando un viaggio esperienziale che richiederà l’uso di tutti e cinque i sensi. Lo spazio infatti, è pensato per animarsi con la presenza del visitatore, invitato ad interagire in forma multimediale con il luogo e ad immergersi in una coinvolgente atmosfera di scoperta.
Ad una prima sala di attesa, in cui l’intrattenimento sarà affidato ad esibizioni ad alta tecnologia e suggestione, seguirà la proiezione di un filmato in 3d, ambientato in una foresta cresciuta grazie all’organizzazione ambientalista del Karen Kayemeth LeIsrael. La storia racconta il passaggio in tre generazioni di una famiglia israeliana che va di pari passo con la diffusione dei nuovi strumenti e mezzi, impiegati per l’incremento agricolo. Uno su tutti è certamente il sistema di irrigazione goccia a goccia, che ha risposto all’annosa questione siccità con un aumento di produzione pari al 50%.
La visita proseguirà con l’accesso ad una zona buia, i cui fari luminosi saranno sculture simbolo ciascuna di un elemento agricolo e del suo processo, in una commistione di effetti scenografici e informazioni utili. L’ultima tappa ospiterà il gusto, deliziando i palati con assaggi culinari frutto di una mescolanza di culture e sapori, che fanno della cucina ebraica una tra le espressioni più varie ed eterogenee esistenti.
Scegliendo soluzioni high tech, in grado di anticipare visioni futuristiche, il padiglione israeliano realizzato da David Knafo mette in luce l’avanguardia del Paese nel settore agricolo come risposta alle esigenze planetarie sulle questioni ambiente ed alimentazione, partendo dalla possibilità di stabilire una collaborazione crescente con le aziende italiane.
Complimenti agli israeliani, mi pare che siano stati fortissimi… bello l’articolo che parla di loro! E’ stato un po’ come passeggiare respirando l’atmosfera che sara’…
Origine Israliana, dottoressa?