In occasione del Salone del Mobile, grande evento del design che inizia domani, la città di Milano si anima di iniziative ovunque. A Palazzo Litta, in occasione della Milano Design Week, Alessandro Sarfatti presenta la sua nuova avventura imprenditoriale, il marchio italodanese Astep per cui l’argentino Franciso Gomez Paz ha realizzato una lampada che unisce poesia e ricerca dal nome evocativo Candela, l’evoluzione della luce. Sarfatti ha una lunga tradizione alle spalle: nipote di Gino e figlio di Riccardo, due pezzi di storia del design italiano, artisti della luce. Non è un caso che Astep riporti sul mercato pezzi pensati negli anni ’50 e ’60 diventati senza tempo.
Candela è il risultato di un incontro tra tradizione e tecnologia, una lampada, questa disegnata da Francisco Gomez Paz che tipologicamente richiama quelle scandinave a olio, ma solo all’apparenza è tradizionale. La lampada , infatti, combina invenzione e tecnologia con una ‘vecchia’ scoperta scientifica. Tutto ruota attorno all’effetto Peltier-Seebeck, fisicamente una reazione termoelettrica per cui una differenza di temperatura genera elettricità.
Magico risultato di passato e presente combinati: la fiamma prodotta dalla combustione di bioetanolo, un liquido naturale estratto da prodotti agricoli ricchi di zucchero, sprigiona il calore nella parte superiore utile ad alimentare, previo raffreddamento della parte inferiore, le luci Led: sono sufficienti solo 2/3 watt per questo tipo di sorgente. Candela genera una luce d’atmosfera, di basso consumo ed ecosostenibile! Candela è un oggetto composito e ibrido che illumina senza fili e ricarica cellulari via presa Usb.
Ma senza passato e consapevolezza di ciò che ha prodotto, non c’è futuro: ne è convinto Sarfatti che all’invenzione affianca la riedizione di due pezzi, omaggio familiare e non: il modello 2065 del ‘maestro della luce’, il nonno, Gino Sarfatti realizzato nel 1950 (fuori catalogo dal 1973) e VV50S dell’architetto Vittoriano Viganò, del 1951.
Modello 2065 è costituito da un diffusore in metacrilato a cui aderiscono due piattini opalescenti, sospesi al soffitto con una tettoia in alluminio verniciata in nero. La semplicità del disegno e la leggerezza dei materiali lo hanno reso un oggetto di grande successo.
Eleganza e versatilità contraddistinguono la collezione VV Cinquanta che fu progettata dall’architetto Vittoriano Viganò nel 1951 quando era Art Director per Arteluce, nelle versioni a terra, parete e sospensione, oggi riproposte da Astep, ma oggetti senza tempo.
Info
A Matter of Perception: Tradition&Technology
Palazzo Litta, Corso Magenta 24, Milano
12-17 aprile 2016
Fonte e foto astep.design