Come dovrebbe funzionare la nuova local tax

Gli immobili sono croce e delizia delle tasche degli italiani che adesso, dopo aver ascoltato le promesse del Governo rispetto alla TASI si trovano a decifrare le nuove indicazioni rispetto all’introduzione della Local Tax. E come dovrebbe funzionare l’imposta in questione?

Dal 2016 è possibile che gli italiani debbano fare i conti con una nuova imposta sulla casa, la Local Tax che avrà il merito di sostituire in una volta tutte le gabelle precedenti, quindi l’IMU e la TASI accorpando anche gli altri tributi comunali sotto uno stesso cappello.

In questo modo, semplificando l’imposta sulla casa, il Governo spera di dare un assetto definitivo alla tassazione sugli immobili. In realtà siamo soltanto ad un livello ancora teorico visto che il Presidente del Consiglio dovrà riprendere in mano il dossier inerente la Local Tax al rientro dalla pausa estiva. I problemi che dovrà sbrogliare sono parecchi. Il primo tra tutti è quello tecnico organizzativo.

La Local Tax infatti assorbirebbe IMU e quel che resta della TASI ma sarebbe accompagnata da un’altra imposta, una specie di canone patrimoniale e tributario che invece ha lo scopo di unire tutte le imposte comunali minori: Cosap, Tosap e Cimp, vale a dire le tasse sull’occupazione delle aree pubbliche, per le pubblicità e le affissioni.

Resterebbe in piedi anche la TARI che non può essere assimilata alle altre imposte sulla casa. Nonostante questo particolare per i cittadini ci sarebbe comunque un beneficio legato alla semplificazione di calcolo e pagamento delle tasse sulla casa.

Restano da valutare anche le implicazioni politiche collegate ad un’abolizione delle imposte sulla casa perché in questo  modo i cittadini voterebbero il sindaco di una città della quale però non finanziano più le casse. Un gettito perso che si tradurrebbe nell’impossibilità di offrire servizi locali secondo la logica del federalismo di cui molti partiti si fregiano.

Al governo resta di capire come gestire questi problemi e poi come compensare, eventualmente i 3,2 miliardi di euro dell’abolizione della TASI.

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